Il Burraco e la riscossa del due
Nel Burraco il due prende il rango di pinella, al pari del jolly, è la carta sovrana che può assumere qualunque sembianza avvalorando il detto "Gli ultimi saranno i primi"; infatti, il due è stato spesso bistrattato negli altri giochi di carte tanto da dare vita a diversi detti popolari decisamente discrimanoti nei suoi confronti: egregi esempi sono "vali come il due di picche" o "Vali come il due di coppe quando regna denari".
La prima carta da scartare quando possibile in moltissimi dei giochi di carte è riuscita anche nel tresette a togliersi qualche soddisfazione conquistando il secondo posto del podio nella gerarchia delle carte da gioco restando tuttavia con un valore minore dell'asso nel punteggio e del tre nelle prese. Nemmeno il gioco del Burraco è riuscito nell'impresa di rendere il due una carta da gioco con soli vantaggi, infatti un due che si maschera con altri valori o semi in un burraco lo rende un "burraco sporco", o "impuro" per alcuni.
Giorgio Vitale, nel suo libro "Burraco. The “Canasta” of the Third Millennium" del 1999, ha dato la spinta definitiva al dilagare di questo gioco, derivato dalla canasta e dalla pinnacola, che ha preso sulle proprie spalle l'onere di elevare il due a carta regnante. Anche se la storia del burraco e le sue origini non sono del tutto certe, sembra che Bari sia stato l'epicentro di questa epidemia che ha colpito la nostra penisola negli anni 80 con lo stesso Giorgio Vitale, allora arbitro di Bridge, che venne a conoscenza del gioco durante un'arbitraggio in un circolo dove "vi erano già 400 giocatori impegnati in un altro tipo di gioco: si trattava del Burraco, […] che stava facendo a Bari numerosi proseliti tra i giocatori di Bridge".