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Scacchi

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Gli scacchi sono probabilmente il gioco più diffuso al mondo e sicuramente quello più longevo. Sulla sua storia ed evoluzione sono stati scritti un numero enorme di tomi fin dal tardo medioevo. Per questo, la nostra “breve storia” si affaccia sul problema scacchi senza nessun intenzione di esserne uno scritto esaustivo, ma solo un piccolo riassunto per chi, da neofita, si affaccia su questo argomento.
La nascita del gioco degli scacchi è avvolta nelle nebbie del tempo, della sua invenzione sono stati attribuiti a rotazione tutti gli stati nel nord Africa, del Medio Oriente e dell’Asia, senza trascurare buona parte dell’Europa; inoltre leggende attribuiscono la nascita di questo gioco all’opera di un’ infinità di singoli individui: da Adamo a re Salomone, da Rè Artù ad Alessandro Magno. Leggende a parte, ciò che è riconosciuto da tutti gli studiosi è che il primo antesignano dei moderni scacchi di cui abbiamo prove certe è il gioco indiano chiamato Chaturanga (letteralmente “diviso in quattro”). Il nome fa riferimento alla divisione in quattro parti delle armate dell’esercito: fanteria, cavalleria, carri ed elefanti. Questa prima forma di scacchi veniva giocata sull’Ashtapada (letteralmente “otto piedi”) una scacchiera monocroma di 64 quadrati. Ritrovamenti archeologici incompleti fanno supporre che questo gioco sia nato intorno al I e II secolo d.C.
Riferimenti chiari si trovano nella letteratura indiana intorno al 550 d.C.. In Persia il gioco sembra sia stato introdotto durante il regno del monarca Khusrau Nushirwan (531-579) e comunque già nell’anno 600 gli scacchi erano una attività comune dell’aristocrazia. Il primo scritto in cui viene citato un gioco molto simile agli scacchi che si ha dalla letteratura sanscrita è invece datata 625 d.C. ad opera del poeta Bana. Interessante è il legame che si ha tra gli scacchi e l’universo romano: sebbene non si abbiano prove certe della conoscenza di questo gioco all’interno dell’impero, sappiamo invece che ne esisteva una versione simile comune tra i legionari  del  II-IV secolo che si chiamava latrunculorum lusus (gioco dei soldati). Non ci sono giunte testimonianza sulle regole di questo passatempo ma dai riferimenti che abbiamo sabbiamo che aveva molti punti in comune al gioco indiano del Chaturanga ma differiva nell’uso congiunto dei dadi. Il latrunculorum lusus fu diffuso dai soldati romani in tutta Europa soppiantando molti dei giochi locali, esempi furono l’irlandese “fidchell” ed il gallese “gwyddbwyll” di cui ci rimangono solo i nomi. Curioso è anche un ritrovamento fatto nel 2002 nella località di Butrint, in Albania, presso un palazzo bizantino risalente al 465 d.C.: è stato scoperto un reperto che assomiglia chiaramente ad un Re degli scacchi, già simile come costruzione agli stili utilizzati nel medioevo, e datato V secolo d.C. Questo ne fa il più antico pezzo degli scacchi mai ritrovato.

Il primo documento europeo in cui si testimonia l’uso degli scacchi risale a qualche anno prima del 1000 esattamente nella penisola iberica, ciò non sorprende visto che era la comunità che al tempo aveva più contatti con la civiltà araba che già ne faceva largo uso.
Durante il Medioevo gli scacchi conoscono una larghissima diffusione nonostante un non sempre limpido apprezzamento da parte della chiesa che ne disprezzava l’uso come gioco d’azzardo. Curiosità è che la vittoria che pagava di più al tempo era quella per “Re Nudo” che consisteva nel lasciare l’avversario solo con il Re.
Gli scacchi si diffusero in tutti gli strati sociali ma furono apprezzati soprattutto dai nobili che spesso li utilizzavano come prova di abilità per valutare l’abilità dei pretendenti alle successioni. Erano in più parte integrante della preparazione di un bravo cavaliere.
Verso il 15° secolo ci fu un improvvisa riforma delle regole, fino ad allora rimaste invariate, che si estese velocemente in tutta Europa e che rimane a tutt’oggi il maggior cambiamento di questo gioco in tutta la sua storia documentata. Una delle nuove regole permetteva ad un pedone di avanzare di due caselle alla sua prima mossa. Poi fu permesso all’alfiere di spostarsi di quante caselle voleva invece di limitarlo ad un numero massimo di tre, togliendogli però la possibilità di “saltare” come un cavallo. Infine fu totalmente cambiato il movimento della regina che in principio poteva muovere solo di una posizione e solo in diagonale. Quest’ultimo cambiamento fu così radicale che la letteratura del tempo fa riferimento al gioco riformato come “scacchi della donna” o “scacchi pazzi”.

Nel XVI secolo gli scacchi raggiunsero un fulgore tale da indurre mecenati e regnanti ad organizzare sfide con ricchi premi. Fu a  quel tempo che grazie ai mecenati si ebbe uno sviluppo tecnico del gioco e iniziarono a comparire i primi giocatori famosi a livello internazionale.
Nel Seicento gli scacchi attraversano un periodo bizzarro, condito di erudite polemiche e rivalità fra i maggiori trattatisti del secolo, nonché di deviazioni delle regole dallo stile classico. Si può ricordare a titolo di esempio la variazione al gioco classico inventata da Francesco Pienza che introduce due nuovi pezzi e modifica le dimensioni della scacchiera portandola a 100 caselle invece delle normali 64. Il culmine della mania degli scacchi eterodossi si ebbe nel Settecento con introduzioni di varianti ad uso di militari con tanto di generali, cannoni, mortai. Inutile precisare che nessuna delle varianti è sopravvissuta alla prova del tempo.
È comunque il Settecento che ospita il primo vero giocatore teorico il francese Andrè Francoise Danican Philidor detto il “Grande” non solo per le sue doti di giocatore ma per le innovazioni sul piano delle tecniche del gioco. Fu il primo che introdusse il concetto di strategia a lungo termine e rivalutò l’uso del Pedone come “anima del gioco degli scacchi”.
In quel periodo nasce l’usanza di ritrovarsi nei caffé per giocare a scacchi affianco ad artisti e letterati.
Verso la fine dell’Ottocento la propensione dei giocatori di scacchi andava in direzione di un tipico gioco basato essenzialmente sulla tattica e sul gioco spericolato. Il giocatore “romantico” dell’epoca rifuggiva dalle considerazioni strategiche e materiali, era invece alla ricerca del colpo a sorpresa e dello spettacolo. Importante figura di riferimento per questa epoca fu Howard Staunton, fondatore della rivista inglese “The Chess Player’s Chronicle” e organizzatore del primo vero torneo internazionale della storia: il Grande Torneo di Londra del 1851. Da notare che data la lunghezza delle partite, già dalla prima edizione di questo torneo, furono introdotte delle limitazioni di tempo contate con delle clessidre; sostituite, venti anni dopo, dagli orologi da torneo. Quello che oggi è considerato il più popolare disegno per i pezzi della scacchiera porta proprio il nome di Staunton, poichè il suo creatore, N. Cook, volle usare questo prestigioso marchio per promuoverli.

Da Stauton in poi la storia degli scacchi, più che in altri periodi, diviene storia di grandi uomini e di grandi match, non solo sulla tavola ma scontri di menti, di scuole, di culture. Per esempio come non ricordare Lasker (primo campione del mondo ufficiale) e la fondazione della FIDE (la federazione internazionale del gioco degli scacchi) nel 1924 che in più di ottanta anni di storia ha già visto splendori, crisi e scissioni; come non citare il grande scontro della “guerra fredda” tra l’americano Fisher e il russo Spassky o l’eterna sfida dei K: Kasparov e Karpov. La densità di eventi è tale che meriterebbe un capitolo a parte ma probabilmente questa non è la sede adatta per tali approfondimenti.

Curiosità


Gli scacchi e il poker a confronto
Nonostante non si giochino con le carte, gli scacchi (anche online) rivelano una certa affinità col gioco di carte del poker hold'em, principalmente nelle qualità richieste al buon giocatore.

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